Passa ai contenuti principali

Translate

Follow the blog to support us! Segui il blog per supportarci!

Uxetium, oggi Belforte Monferrato, tra storia e leggenda

Mi sembra d'obbligo, come primo post, parlare sommariamente del paese il cui nome ispira il titolo del blog. Uxetium è l'antico nome dell'odierno Belforte Monferrato, piccolo centro abitato aggrappato ad una collina dell'Alto Monferrato, zona di confine tra il Piemonte e la Liguria. Oggi, tenendo conto delle numerose attività industriali, fabbriche, un centro commerciale e perfino un casello autostradale, non si direbbe un paese molto antico. In realtà, il primo centro abitativo risale ai primi secoli del Medioevo, e si assegna la sua fondazione ad una celeberrima figura religiosa, San Colombano, santo di origine irlandese nato nel 540 e morto nell'Abbazia di Bobbio. Il santo avrebbe deciso di stabilirsi nella zona vista la pace e tranquillità che offriva all'epoca (dopotutto, ancora oggi è così, nonostante la presenza dell'autostrada, che dal paese non è quasi per nulla udibile). Il santo errante aveva già fondato, qualche anno prima, un centro abitato in Borgogna, che era stato chiamato Luxeuil, e probabilmente la pronuncia di quest'ultimo, "ucseil", ispirò il nome del nuovo paese, Uxetium, in volgare Ussecio.
 
 
 
Nonostante abbia divagato un po' parlando di Aleramo, intendo ritornare presto a parlare di Uxetium nei secoli successivi della sua storia, ma mi piace pensare ad Aleramo che passò da queste parti con il suo cavallo, chiedendomi se, viste le colline ripide e ricoperte di boschi che si estendono nella zona, non sia stato proprio questo il luogo in cui il suo cavallo perdette il ferro dallo zoccolo, costringendo il giovane a riferrarlo con un mattone; mattone che di sicuro doveva provenire da un centro abitato, e che forse era lo stesso Uxetium. Di sicuro, Aleramo sarebbe stato molto più comodo al giorno d'oggi, vista la presenza dell'autostrada.
Secoli dopo, Carlo Magno annesse il paesino al Contado di Acqui, e i re Ugo e Lotario lo concessero ad Aleramo nel 934, primo marchese del Monferrato che generò la dinastia degli Aleramici. Costui era figlio di Guglielmo I, conosciuto come Wilielmus, e forse anche come Guglielmo di Eisenberg, quel nobile franco che, secondo le Gesta Berengarii imperatoris entrò in Italia con 300 uomini per sostenere Guido II da Spoleto contro il re d'Italia e imperatore Berengario, quel Guido II che sarà incoronato imperatore a Roma nell'891, primo imperatore che non discendeva direttamente da Carlo Magno. Sulla figura del padre di Aleramo, Guglielmo I, si fanno tutt'oggi una serie di supposizioni linguistiche che assegnerebbero la traduzione del suo titolo germanico come punto d'origine del termine Monferrato: Eisenberg, parola composta da eisen (ferro) e berg (monte, miniera).
Di Aleramo, invece, sappiamo che adottò la legge salica (ovvero la legge dei Franchi Salii, che assegnava il diritto di eredità della terra soltanto ai figli maschi, e non alle femmine). Ben più celebre di questa nozione, invece, è la leggenda che celebra la figura di Aleramo, tramandata dal domenicano Iacopo d'Acqui e resa immortale da Giosuè Carducci: il bel Aleramo, nato nei pressi di Acqui Terme, rimasto orfano dei nobili genitori tedeschi, entrò alla corte di Ottone I, dove sbocciò l'amore corrisposto per la figlia dell'imperatore, Alasia. Non trovando il coraggio di dichiarare il proprio amore a corte, i due giovani fuggirono nelle terre natie di Aleramo, usando lei un cavallo bianco e lui uno rosso (colori poi impiegati nello stemma degli Aleramici). Ottone I si adirò molto per questo, e i due innamorati vissero per un periodo come emarginati tra i monti di confine tra Liguria e Piemonte, dai quali si scorgeva la città di mare di Lamio, che venne poi chiamata Alassio per celebrare Alasia. In seguito, Aleramo venne però perdonato da Ottone, e reclutato come aiuto-cuoco in una spedizione imperiale per sedare dei rivoltosi bresciani. Quando, durante la battaglia, il nipote di Ottone venne catturato, Aleramo non esitò a raggiungere i bresciani per convincerli a rilasciarlo senza fargli del male. Ottone I, venuto a sapere del coraggio e dell'abilità del giovane, decise di premiarlo nominandolo marchese di un feudo ancora da stabilire: il giovane avrebbe dovuto cavalcare per 3 giorni e 3 notti nella zona tra Piemonte e Liguria, e tutte le terre che avrebbe attraversato sarebbero diventate di suo possesso. Ad un tratto, però il cavallo di Aleramo perdette un ferro dallo zoccolo; pur non avendo gli strumenti adatti, l'ingegnoso giovane riferrò il destriero con l'ausilio di un mattone. L'iconico gesto di Aleramo diede, secondo la leggenda, il nome al Monferrato, da "mun", mattone, e "frrha", ferrato. 
Sul piano storico, Aleramo era già marchese, nominato da Berengario II, anche se egli si schierò dalla parte di Ottone nel 962, e riconfermato marchese con ulteriori terre (nelle Langhe, dal Tanaro, dall'Orba e dal Mar Ligure) il 21 marzo 967.

Foto scattata da me ad Uxetium (Belforte Monferrato) del campanile dell'Oratorio della SS. Annunziata, del secolo XVI.







Commenti

Posta un commento

Thanks for your support!

Post popolari in questo blog

La vestizione del cavaliere in Erec e Enide - Letteratura medievale

  Erec e Enide è uno dei romanzi del celebre scrittore medievale Chrétien de Troyes, misteriosa figura che non ha un'origine nota: forse un chierico, forse un araldo d'armi, quel che è certo è che fu un esperto dell'arte bellica medievale. Questo è testimoniato non solo dalle descrizione di armi, armature scudi nei suoi romanzi, anzi, la sua narrazione no n si limita a questo. Gli scontri, i duelli e le battaglie ai quali i suoi personaggi partecipano acquisiscono, attraverso la sua penna, una dinamicità che li rende unici nel suo genere, una verosimiglianza (seppur a tratti esacerbata ed amplificata per rendere ancor più epiche le vicende) che può essere trasmessa nella narrazione solo da chi era avvezzo a questo genere di scontri, o perlomeno molto appassionato ed affascinato da questi ultimi. Possiamo quindi ben affermare che Chrétien se ne intendeva di tutto quel comparto bellico che spesso oggi, purtroppo, sintetizziamo in un'unica figura, quella del cavaliere, fi...

Licantropia - il libro dei lupi mannari

 In questa nuova serie di articoli l'interesse sarà incentrato sull'aspetto folkloristico, mitologico e leggendario della Licantropia e, in generale, sulla figura del lupo mannaro. Il lupo mannaro (in inglese werewolf, dall'inglese antico werwulf , wer -, uomo, e - wulf , lupo) è una creatura fantastica da sempre presente nell'immaginario dell'uomo. Ogni popolazione dell'Europa ha sempre temuto il lupo, pericoloso animale per i greggi ma anche, soprattutto se radunati in branchi, per gli stessi uomini. Il timore reverenziale che fin dagli albori dell'uomo nacque nei confronti del lupo iniziò a farsi strada nella fantasia e nell'immaginazione, e col tempo sempre più leggende e credenze popolari legate alla figura del lupo nacquero in ogni parte d'Europa. Questo processo era già presente ben prima del Medioevo, che come sappiamo è un grande calderone per le leggende popolari: infatti, attestazioni di leggende e credenze sovrannaturali sui lupi e, in pa...

I Balestrieri genovesi - La Balestra

Tra i molteplici soldati medievali che fecero della loro abilità nelle arti belliche un motivo di vanto e pregio, troviamo sicuramente, in ambito italico, i balestrieri genovesi. Questi soldati della Serenissima Repubblica di Genova erano conosciuti e rinomati in tutta Europa, e ben più di una volta furono impiegati in battaglie durante tutto il Basso Medioevo, anche se la loro importanza fu maggiore solo dal XII secolo; tuttavia, furono attivi ben oltre il periodo medievale, addirittura fino al XVI secolo e sempre riconosciuti per la loro abilità, seppur fortemente messi in ombra dalla scoperta della polvere da sparo e dall'avvento di archibugi e moschetti. In questo primo post riguardo i balestrieri genovesi è opportuno parlare dell'arma che li rese celebri: la balestra. Troviamo esempi di balestra già in epoca romana, che tuttavia era detta balista ed era un'enorme macchina d'assedio utilizzata per scagliare sassi o frecce ben più grandi di quelle delle balestre. La ...