Marco Polo fu senza alcun dubbio uno dei più grandi viaggiatori ed esploratori d’Italia e d’Europa. Nato il 15 settembre 1254 nella Repubblica di Venezia, compì un lungo viaggio in Estremo Oriente, le cui memorie sono raccolte nell’opera Il Milione, un’enciclopedia geografica di Asia ed Europa del XIII secolo. Marco Polo afferma in quest’opera, tra le altre cose, di aver avuto ruoli importanti in Cina: sostiene di essere stato un amico intimo e consigliere di Kublai Khan, oltre ad essere stato "il governatore" della città di Yangui o Yangiu (odierna Yangzhou) e poi di Chinsai (odierna Hangzhou). Queste affermazioni suscitarono molti dubbi, visto che quella era una carica molto importante e inverosimilmente affidata ad uno straniero. Tuttavia, è probabile che il khan si fidasse più di stranieri che dei suoi stessi sudditi in materia di governo e politica interna, visto che nelle fonti appare il nome di un altro occidentale, un certo Mar Sarchis: "Mar" è l'appellativo che nella chiesa siriaca si dà ai vescovi e corrisponde al latino "Don", mentre "Sarchis" dovrebbe corrispondere a "Sergius". Costui, forse proveniente dalla zona di Costantinopoli, pare abbia servito come "assistente supervisore" nella provincia di Zhenjiang e che durante il suo mandato abbia fondato due chiese cristiane. La provincia di Zhenjiang è confinante con quella di Yangzhou, nella quale si trovava Marco. La teoria su questo vescovo nestoriano avvalora l’ipotesi sull’importanza di Marco in Cina: è certo però che entrò in contatto con il khan e fu sicuramente suo portavoce.
Erec e Enide è uno dei romanzi del celebre scrittore medievale Chrétien de Troyes, misteriosa figura che non ha un'origine nota: forse un chierico, forse un araldo d'armi, quel che è certo è che fu un esperto dell'arte bellica medievale. Questo è testimoniato non solo dalle descrizione di armi, armature scudi nei suoi romanzi, anzi, la sua narrazione no n si limita a questo. Gli scontri, i duelli e le battaglie ai quali i suoi personaggi partecipano acquisiscono, attraverso la sua penna, una dinamicità che li rende unici nel suo genere, una verosimiglianza (seppur a tratti esacerbata ed amplificata per rendere ancor più epiche le vicende) che può essere trasmessa nella narrazione solo da chi era avvezzo a questo genere di scontri, o perlomeno molto appassionato ed affascinato da questi ultimi. Possiamo quindi ben affermare che Chrétien se ne intendeva di tutto quel comparto bellico che spesso oggi, purtroppo, sintetizziamo in un'unica figura, quella del cavaliere, fi...
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