Erec e Enide è uno dei romanzi del celebre scrittore medievale Chrétien de Troyes, misteriosa figura che non ha un'origine nota: forse un chierico, forse un araldo d'armi, quel che è certo è che fu un esperto dell'arte bellica medievale. Questo è testimoniato non solo dalle descrizione di armi, armature scudi nei suoi romanzi, anzi, la sua narrazione non si limita a questo. Gli scontri, i duelli e le battaglie ai quali i suoi personaggi partecipano acquisiscono, attraverso la sua penna, una dinamicità che li rende unici nel suo genere, una verosimiglianza (seppur a tratti esacerbata ed amplificata per rendere ancor più epiche le vicende) che può essere trasmessa nella narrazione solo da chi era avvezzo a questo genere di scontri, o perlomeno molto appassionato ed affascinato da questi ultimi. Possiamo quindi ben affermare che Chrétien se ne intendeva di tutto quel comparto bellico che spesso oggi, purtroppo, sintetizziamo in un'unica figura, quella del cavaliere, fiero condottiero a cavallo. E' ben noto invece che le battaglie medievali vedevano molti altri partecipanti (fanti, armigeri, arcieri, balestrieri, semplici contadini e paesani mandati al macello, e, solo dopo, comparivano in battaglia i fieri cavalieri).
Comunque sia, il protagonista del romanzo Erec e Enide è proprio il fiero ed impeccabile cavaliere Erec, il quale, all'inizio della narrazione, non ha portato le sue armi con sé e non può quindi vendicare l'affronto che un altro cavaliere vestito d'azzurro ed oro, accompagnato da un nano e da una donna, compie nei confronti di una delle damigelle della regina Ginevra, lasciando infatti schiaffeggiare la giovane dama dal nano scurrile, che tra l'altro colpisce anche Erec con una frusta. Erec, tuttavia, non reagisce, perché non può vincere il cavaliere senza le sue armi, e segue quindi il poco onorevole nemico a distanza. Accolto da un nobile caduto in disgrazia, gli verranno fornite delle armi necessarie a sfidare il rude nemico, sconfiggendolo proprio il giorno in cui, in quel luogo, viene collocato, su una pertica d'argento, un meraviglioso sparviero, che potrà conquistare soltanto colui che, accompagnato da una dama, ne sosterrà le doti e la bellezza sfidando tutti gli altri pretendenti che, con le loro dame, vogliano fare lo stesso. Erec sfida quindi il rude pretendente sostenendo la bellezza e le doti della giovane Enide, figlia del valvassore che gli ha fornito le armi, e che concederà la figlia in moglie al protagonista. Verrà lautamente ricompensato: infatti Erec, che è figlio del re Lac, gli donerà feudi e castelli.
Ed è proprio così che inizia la storia d'amore tra i due giovani, che fin dal primo momento cadono a vicenda nella tela amorosa dei loro sguardi. Ed è Enide ad aiutare il suo innamorato a vestirsi per sfidare il cavalier fellone; Chrétien descrive i particolari di questa vestizione.
"Ella gli allaccia i calzari di ferro che affranca con le corregge di cervo; lo riveste del giaco dalle buone maglie e gli fissa la ventaglia. Poi gli pone sul capo l'elmo brunito, sì che lo arma bene dalla testa ai piedi. Gli cinge al fianco la spada, quindi ordina che gli sia condotto il cavallo, ed esso gli viene portato. Erec vi monta di un balzo. La damigella prende lo scudo e la lancia, ch'era robusta, poi gli tende lo scudo, ed egli lo afferra e lo appende al collo per la guiggia. Ella gli pone in mano la lancia, ed Erec l'impugna vicino al calcio. [...]"
Chrétien menziona i calzari di ferro, probabilmente costituiti di anelli metallici e sostenuti alla gamba da corregge di cuoio, in questo caso di cervo. Poi Enide aiuta Erec ad indossare la cotta di maglia, detta giaco; era costituito da anelli di ferro opportunatamente agganciati l'uno all'altro. Difendeva il corpo dai colpi di taglio e attutiva quelli di punta e quelli contundenti. Non viene menzionato il gambeson o gambesone, spessa tunica di lino o cotone imbottita di stoppa, lana o crine di cavallo per renderla più consistente e attutire il più possibile i colpi inferti di taglio. Era solitamente indossato sotto la cotta di maglia, e aiutava a sostenerla; inoltre, la cotta di maglia senza un'imbottitura sottostante non sarebbe servita a molto. Non viene menzionato poiché, probabilmente, Erec lo indossava già.
Si parla poi della ventaglia, anche detta camaglio, sempre di anelli di maglia, che veniva posta sulla testa del cavaliere prima dell'elmo, ovviamente sopra ad un'infula, magari imbottita, sorta di copricapo degli stessi materiali del gambeson. Vi è differenza però tra camaglio e ventaglia: il primo proteggeva la calotta cranica, la seconda la parte inferiore del viso e il collo. Spesso però erano un unico pezzo. Non è chiaro a cosa si riferisca di preciso Chrétien. Notare poi come spada e lancia non si escludano l'un l'altra: la lancia era usata dal cavaliere in groppa al cavallo, la spada sguainata nel caso in cui si veniva disarcionati o si perdeva la lancia.
Ecco come un romanzo cortese si rivela una preziosa fonte di informazioni riguardo la vestizione del cavaliere durante il periodo di Chrétien (1135-1190); ovviamente nei secoli successivi si svilupperanno le armature a piastre che saranno aggiunte sopra la cotta di maglia.
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