I pasti, durante tutta la storia dell'uomo, sono stati uno dei momenti più importanti della vita quotidiana, soprattutto nel Medioevo. Il Magister illustra qui alcuni aspetti di un pasto medievale.
Prima di pranzare o cenare normalmente si “apparecchia la tavola”, ma in effetti si posizionano tovaglia piatti e posate sul tavolo. Il termine “apparecchiare” deriva dal latino parare ossia “preparare”, mentre “tavola“ ha origine medievale dove era uso montare, al momento, tavole di legno (mensæ) posizionate su cavalletti e al termine del desinare si smontava il tutto; per i popolani un modo per recuperare spazio utile nelle anguste abitazioni, per la classe media e i nobili la possibilità di imbandire pranzi e banchetti a secondo il numero dei convitati, liberando lo spazio per un successivo spettacolo o altro.
Il francese “mettre la table” ad indicare la preparazione e “lever la table”, la risistemazione, derivano direttamente da questa consuetudine medievale.
Nel romanzo “Le Roman de Perceval ou le conte du Graal” di Chrétien de Troyes, siamo tra il 1175 e il 1190 circa, si legge:
‘mentre il signore e il garzone si lavano le mani nell’acqua tiepida, due valletti portano un larga tavola d’avorio […]. Essi la tengono per un momento davanti al signore e all’ospite suo, mentre altri due valletti portano due trespoli […] d’ebano.’
Intorno alla tavola venivano poi poste panche e sgabelli; in caso di banchetti il Re o il nobile padrone di casa era sempre più in alto, su una pedana, rispetto agli altri convitati che erano disposti rigorosamente in base al rango.
Il tavolo con quattro piedi, come lo intendiamo noi, inizia ad essere menzionato solo nel XV secolo, ma siamo già nel Rinascimento.
La tavola veniva coperta da una tovaglia, abitualmente bianca di lino, o da più di una sovrapposte: il Boccaccio nel suo Decameron [giornata V, novella IX] menziona: “tovaglie chiarissime”.
Mangiare senza tovaglia era segno di povertà o di penitenza; la regola dei Templari prevedeva [regola 349] che il cavaliere doveva sempre mangiare su una tavola rivestita con la tovaglia tranne il Venerdì Santo dove sulla tavola, ben pulita e senza tovaglia, si ponevano i cibi penitenziali: pane e acqua.
Dei tovaglioli, sconosciuti ai popolani, abbiamo scarse notizie ma non erano molto usati visto l’uso di lavarsi le mani non solo all’inizio del pasto ma spesso anche durante lo stesso, alcuni valletti avevano questo compito, in caso di necessità si usala la tovaglia per pulirsi le mani o la bocca; tra una portata e l’altra si provvedeva a togliere la tovaglia superiore e sotto vi era pronta quella pulita.
Cosa vi era sulla tavola: per i popolani un contenitore unico da cui tutti si cibavano o scodelle e cucchiai in legno per le zuppe; per i banchetti sulla tavola vi erano piatti in terracotta o ceramica che servivano esclusivamente per zuppe e i primi piatti con cucchiai in legno, bronzo o ferro; il coltello era personale, ogni commensale portava il suo da casa, il piatto veniva poi sostituito, per il proseguo, da taglieri in legno o fette di un pane tondo cotto alla bisogna tagliato poi a metà e lasciato seccare per tre giorni per aumentarne la consistenza: tale “piatto” era in comune tra due commensali come pure il bicchiere; i cibi solidi venivano prelevati da un vassoio comune, già in pezzi porzionati dal ‘Siniscalco’, e messi sul proprio “piatto” e se caldi si prelevavano con una sorta di spiedino o con un forchettone. Tale cibo si portava poi alla bocca con le mani.
Il basso medioevo, nell’alimentazione, è stato un periodo con una sensorialità molto sviluppata, i colori per la vista, gli aromi per l’olfatto ma anche il contatto fisico delle mani con il tatto.
La forchetta esisteva già prima del mille ma era semplicemente un utensile di cucina e solo più tardi iniziò ad essere usata in tavola, probabilmente alla corte di Bisanzio, arrivò da noi via Venezia e Genova, il cui uso generò forti critiche da parte dei religiosi che probabilmente nella sua forma vedevano uno strumento diabolico.
Nella nostra penisola la forchetta divenne assolutamente indispensabile quando sulle tavole arrivò una nuova pietanza la Pasta; si provò prima con una specie di bastoncino appuntito con scarso risultato e quindi contemporaneamente al diffondersi della pasta (dalla Sicilia occupata dagli arabi), si affermò questo utensile che, alla fine del XIV secolo, era di uso quotidiano per molti come dalle cronache del periodo.
Ringraziamo il Magister per questo articolo molto interessante e ne attendiamo con impazienza di nuovi sempre riguardo al cibo, alla cucina e alle ricette medievali. Iscrivetevi per rimanere aggiornati!
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