Tra i molteplici soldati medievali che fecero della loro abilità nelle arti belliche un motivo di vanto e pregio, troviamo sicuramente, in ambito italico, i balestrieri genovesi. Questi soldati della Serenissima Repubblica di Genova erano conosciuti e rinomati in tutta Europa, e ben più di una volta furono impiegati in battaglie durante tutto il Basso Medioevo, anche se la loro importanza fu maggiore solo dal XII secolo; tuttavia, furono attivi ben oltre il periodo medievale, addirittura fino al XVI secolo e sempre riconosciuti per la loro abilità, seppur fortemente messi in ombra dalla scoperta della polvere da sparo e dall'avvento di archibugi e moschetti.
In questo primo post riguardo i balestrieri genovesi è opportuno parlare dell'arma che li rese celebri: la balestra. Troviamo esempi di balestra già in epoca romana, che tuttavia era detta balista ed era un'enorme macchina d'assedio utilizzata per scagliare sassi o frecce ben più grandi di quelle delle balestre. La balestra deriva però proprio da quest'arma, anche se di dimensioni ridotte e molto meno ingombrante. Le parti principali di una balestra erano il teniere, ossia il manico di legno tramite il quale i balestrieri la impugnavano; l'arco (nei primi modelli di legno e rinforzati con osso, poi in acciaio), che permetteva di tendere fra le sue due estremità la corda, capace di imprimere velocità alla freccia. Quest'ultima era fatta o di tendini animali o più comunemente di fili intrecciati, e dovevano spesso essere sostituite poiché facilmente rompibili. Fondamentalmente era poi la noce, piccolo cilindro con due tacche posta a metà del teniere che permetteva, ruotando, di far scattare, quando lo voleva il tiratore per mezzo della manetta, leva sottostante al teniere che fungeva da grilletto, il meccanismo per lanciare il dardo. Ultima ma non per importanza era la staffa, collocata in punta, al centro dell'arco: ponendola rivolta verso terra, forniva un appoggio al piede del balestriere che si apprestava a ricaricare la balestra ritendendo nuovamente la corda. Per svolgere questa operazione di ricarica dell'arma, l'arciere poteva affidarsi a diversi metodi di tensione della corda. Uno dei più antichi era quello delle balestre a crocco, che utilizzavano una cintura, legata alla vita del soldato, e collegata alla corda tramite una fune: il balestriere, rizzando il busto, tendeva la corda. Solo a pensare a questo metodo viene il mal di schiena. In altre balestre si poteva tendere direttamente a mano con la forza del braccio tenendo un piede nella staffa oppure tramite una leva montata sopra al teniere. I modelli più recenti di balestra avevano marchingegni più sofisticati, ad esempio quelle a tornio, che sfruttavano una sorta di carrucola con due manovelle per tirare la corda verso la noce, oppure a martinetto, una ruota dentata che girando tendeva la suddetta corda.
I dardi, invece, erano di due tipi: i verrettoni, grosse frecce formate da una stecca di legno con una punta fatta di una lamina ferrea ribattuta su sé stessa a cono: nella sua base vuota veniva conficcata l'asticella. Vi erano poi i più noti quadrelli, più robusti, con una punta quadrata o rettangolare, che dava il nome al dardo. Queste frecce venivano prodotti in enormi quantità da artigiani specializzati detti quarellerius, che avevano una licenza assegnata ufficialmente dalla Repubblica genovese, ed erano estremamente letali in quanto in grado di attraversare elmi, armature a piastre e cotte di maglia. Possiamo quindi affermare che le balestre erano l'artiglieria pesante del Medioevo, e che rendevano immensamente orgogliosa Genova, che poteva vantare i migliori costruttori di balestre e un corpo di eccellenti balestrieri: ne andava tanto orgogliosa che sia gli artigiani che gli arcieri non potevano essere forestieri, questo per evitare che i segreti e le accortezze dei migliori costruttori genovesi potessero essere divulgati fuori dalla sfera di influenza genovese, in particolare in Lombardia o in Veneto. Possiamo quindi ironicamente affermare che la scarsa accoglienza ligure e la diffidenza (in quel contesto più che giustificata) del popolo genovese sono una costante già dal Medioevo, o forse anche da prima.
Nel prossimo articolo si parlerà delle principali battaglie e guerre in cui i balestrieri vennero impiegati; segui il blog per rimanere aggiornato. Se questo articolo ti è piaciuto, potresti prendere in considerazione l'idea di fare una piccola donazione all'Armigero di Uxetium che permetterebbe di portarti più qualità e articoli interessanti più di frequente. Puoi trovare il pulsante Donate a sinistra. Grazie!
Per gli iscritti più interessati, c'è la possibilità di richiedere quale argomento del Medioevo trattare, scriveteci nei commenti e saremo lieti, se possibile, di accontentarvi.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaMi elenchi lei stesso le inesattezze
Elimina