In questo articolo il Magister espone
alcune particolarità prescrizioni e leggi vigenti riguardo il consumo di
alimenti e astensioni alimentari a partire dall’Antichità fino al Medioevo. Iscrivetevi
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L’Età di Mezzo è stato un periodo di
profonda religiosità.
Ai tempi dell’Impero Romano i
Cristiani erano stati sempre considerati come un delle sette ebraiche; dopo la
caduta dell’Impero mantennero l’attitudine ereditata appunto dei “fratelli maggiori”,
gli Ebrei, nel distinguere tra i cibi quelli “Puliti” e “Puri” da quelli “Sporchi”
e “Impuri” quindi saper distinguere ciò che era adatto per il consumo umano.
Quando gli Ebrei sacrificavano un
animale il suo sangue era riservato a Dio, perciò le carni destinate al fedele
dovevano essere private di ogni traccia di sangue, questo era uno dei parametri
per poter essere approvate e dichiarate “kosher” e quindi adatte al popolo di
Dio. Queste prescrizioni indubbiamente fisiche e sanitarie in origine,
divennero ben presto un aspetto morale non appena i teologi iniziarono a
ricercare i “mezzi” attraverso i quali un cristiano poteva divenire puro cioè
più capace di piacere a Dio e degno di comunicare con Lui.
Un famoso dottore della chiesa, Ireneo
di Siviglia (560 – 636), e non solo lui, lodava l’utilità morale del digiuno,
teorizzava che mangiando carne si genera il piacere della carne: “la carne surriscalda la persona che la
mangia e cosi nutre ogni vizio”. Queste
sue affermazioni si basavano sulla teoria scientifica degli umori del greco
Galeno (129-201), teoria che sarà alla base della famosa Scuola Salernitana.
Ireneo stesso scriveva “Il corpo umano è costituito da quattro elementi: poiché
la terra è nella carne, l’aria nel respiro, l’umidità nel sangue e il fuoco
nel calore vitale”.
La domanda
era: quale il momento giusto per tendere alla purezza? La definizione di giorni
di astinenza dalla carne, chiamati “di
magro” o “di Penitenza” non fu
uniforme nell’Europa cristiana; in genere i giorni di penitenza erano quelli
che precedevano le solennità e momenti importanti nel calendario ecclesiastico;
la chiesa comunque indicava quattro periodi di magro e digiuno della durata di
quaranta giorni ognuno: Avvento, Quaresima, Pentecoste ed il periodo che segue
la festa di Santa Croce (14 settembre).
Inghilterra 1256, Ralph di Lenham (Kent)
affermava:
“Quattro digiuni sono stati stabiliti che
sono chiamati le quattro tempora a causa del loro cadere nelle quattro stagioni. Dobbiamo digiunare per pregare Dio affinché
temperi l’umore che è in noi, il temperamento che più da vicino somiglia a ogni
stagione e il suo temperamento”.
Descrive
poi nel dettaglio: in Primavera di natura calda e umida occorre temperare
l’eccesso di sangue, l’Estate calda e secca è la bile che deve essere
combattuta, l’Autunno freddo e secco la malinconia e l’Inverno freddo e umido
porta la necessità di spezzare con il digiuno quegli umori specifici in eccesso.
Ralph conclude:
“Dobbiamo
digiunare quattro volte per temperare questi quattro umori, poiché essi hanno
il massimo potere sulla disposizione di ogni individuo: chiunque tempererà
questi umori, sarà meno incline al peccato”
Alcune forme di magro venivano
certamente praticate ogni settimana durante tutto l’anno. In origine vi è
traccia di tale digiuno i giorni di venerdì e sabato, in altri scritti è
indicato come i giorni in cui era permesso mangiare carne erano solo la domenica,
il martedì e il giovedì. Alla fine, se ai digiuni settimanali si aggiungono i
quattro tempora prescritti durante l’anno liturgico vediamo che più
della metà dei pasti di un individuo sono soggetti a qualche forma di
astinenza.
Vorrei qui precisare che oltre all’astinenza
dai piatti di carne vera e propria le prescrizioni prevedevano anche omissioni
da tutta una serie di alimenti di derivazione da ‘animali riscaldanti’ come
venivano indicati allora, ad esempio: lardo, strutto, burro, latte animale,
formaggi e molti altri; simili prescrizioni portarono ad una rivoluzione nel
modo di cucinare e mangiare, con l’aumento del consumo di piatti vegetali, ad
esempio si sostituivano i grassi con l’olio di noci o di mandorle. Si acuiva
così la solita differenziazione tra le rape e i cavoli, alimenti quotidiani dei
popolani, e la vasta scelta di alternative che invece avevano nobili, mercanti,
conventi e clero; tutto ciò portò in quel periodo anche ad un profondo
condizionamento di quella che oggi potremmo definire ‘industria alimentare’.
Un ultimo commento “politico”: già
prima del ‘1000, esiste una precisa volontà della chiesa cattolica romana ad
imporre la propria civiltà sui “barbari”, pagani e ariani, anche dal punto di vista
alimentare sostituendo una alimentazione prevalente di carne (principalmente il
maiale) e di cerveza (birra) con una di grano (pane) e vino (al centro della
celebrazione eucaristica).
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Interesting in Century 21.
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