Il Magister ci racconta qui una curiosità sui frati carmelitani e sulle vesti a righe nel Medioevo. Buona lettura!
Anno domini 1254, fine estate, Luigi IX di Francia il “Re Santo”, rientra aParigi dopo una disastrosa settima crociata ed una umiliante prigionia. Il Re porta con sé alcuni frati dell’ordine del Carmelo; un ordine, quello dei Carmelitani, fondato cento anni prima e che avevano avuto come prima loro sede un convento sul monte Carmelo (da qui il nome) nel regno di Gerusalemme, da dove si erano poi sparsi per l’Europa.
Scoppia un pandemonio.
A Parigi i Carmelitani sono subito oggetto di beffe ed ingiurie da parte della popolazione, incominciano a soprannominarli “Le fréres barrés” ovvero “i frati barrati”; per un duplice motivo:
L’abito dei frati era di colore bruno ma i mantelli erano a strisce bianco e bruno. “Les Barrés” in antico francese non indicava soltanto un qualcosa a righe ma indicava anche la “barra”, un elemento araldico che negli stemmi nobiliari era associato ad un ramo collaterale di una famiglia, molto spesso di figli illegittimi ovvero bastardi.Così da un momento all’altro i Carmelitani diventano i “frati bastardi”.
A monte di tutto ciò un ruolo fondamentale l’hanno le convenzioni letterarie ed iconografiche allora vigenti, secoli XI - XIV, esse attribuirono ad un certo tipo di individui, reali o immaginari, le vesti rigate in segno dispregiativo. Esse erano fatte indossare da persone emarginate o colpevoli: dagli ebrei, eretici, saltimbanchi, lebbrosi, boia, prostitute, dai cavalieri traditori e vigliacchi (esempio nei romanzi della Tavola Rotonda), il Folle dei Salmi ed in alcune rappresentazioni anche Giuda Iscariota.
Pare che anche i musici fossero considerati una categoria non proprio rispettabile ed ecco che in alcuni dipinti del ‘300 vengono raffigurati con abiti a righe.
Questi personaggi rappresentano la “diversità” nell’ordine costituito del Creato e, secondo la mentalità dell’epoca, avevano a che fare con lo spirito del male.
E con i Carmelitani come andò a finire?
Anche al loro arrivo nelle città della penisola, in Provenza ed in Inghilterra, nelle vallate di Rodano e Reno, appena giunti, furono scherniti dalla popolazione; dallo scherno all’accusa di essere agenti del Demonio e dell’Anticristo il passo fu breve. Nel 1260 e negli anni successivi lo scandalo raggiunse tale un’ampiezza da far intervenire direttamente il Papa; Alessandro IV chiese ai Carmelitani di abbandonare il mantello a righe per uno di tinta unita; il conflitto si prolungò e creò contrasto tra i religiosi e i dieci Papi successivi. Nel Concilio di Lione del 1274 si ventilò l’idea della soppressione dell’ordine e solo con l’esplicita promessa del nuovo superiore, Fra Pierre de Millaud, di risolvere in fretta la questione del mantello ciò non avvenne.
Nel Capitolo Generale dell’Ordine tenutosi il 22 luglio 1287 a Montpellier si ebbe finalmente la decisione di abbandonare il mantello a righe per uno completamente bianco. A concludere definitivamente la vicenda intervenne Bonifacio VIII che con Bolla nel 1295 confermava il cambiamento del mantello del 1287 ed imponeva anche a tutti gli ordini religiosi il divieto assoluto di indossare abiti bicolori o rigati.
Già dall’epoca Carolingia vi sono testimonianze che mettono in evidenza il carattere negativo degli abiti rigati. Ripetuta e reiterata, nei Sinodi Diocesani, assemblee provinciali e concili ecumenici, la proibizione di indossare abiti bicolori di qualsiasi foggia. Nel Concilio di Vienne 1311 vennero nuovamente ribadite queste proibizioni.
Il continuo ripetersi dei divieti prova che vi fossero comunque persone che non li rispettavano nonostante severissime pene sino a quella capitale.
Rouen, 1310: Colin d’Aurrichier, ciabattino che si diceva fosse chierico, fu condannato a morte perché sposato ma soprattutto perché era stato sorpreso in abiti rigati. La società fortemente religiosa e soprattutto gli ecclesiastici combattevano le righe, soprattutto quelle vivaci come rosso, giallo e verde interpretate come diversità e atto ai loro occhi altamente sconveniente se non addirittura diabolico.
In quel periodo, anche leggi, ordinamenti e consuetudini impongono, anche nella società “laica”, a categorie di persone ritenute inferiori o emarginate, l’obbligo delle vesti bicolori o rigate; le leggi sassoni chiamate “Sachsenspiegel” compilate tra il 1220 e il 1253 imponevano le righe a i bastardi, ai servi e ai condannati.
Nei testi letterari, soprattutto in volgare, come la “Chansons de geste” e nei romanzi cortesi, vennero attribuiti abiti a righe o stemmi barrati a figure negative: cavalieri vigliacchi o traditori, usurpatori, donne adultere, figli ribelli, fratelli spergiuri e servitori infedeli. Tutti questi personaggi “sbarrati” avevano una connotazione negativa e ciò avveniva nelle immagini così come nella realtà.
Poi arriverà nel 1348 la Grande Peste e questo stato di cose cambierà e diventerà obsoleto nel ‘400.
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