L’articolo del Magister questa volta tratta il tema del viaggio durante i secoli medievali, un tema spesso poco conosciuto ma molto interessante. Perché gli uomini che viaggiavano c’erano eccome. Scopri per quali ragioni si mettevano in moto.
“In questo articolo parliamo di homo viator, l’uomo viaggiatore, per sfatare un’altra credenza: l’uomo medievale viaggiava ed anche molto. A parte gli interscambi tra villaggio e villaggio ed anche tra “città” e contado vi erano altre motivazioni per mettersi in viaggio: Il Peregrinatio, dal latino “passaggio, sosta in paese straniero”, ovvero il pellegrinaggio: un viaggio a scopo religioso culminante con la visita a un “Luogo Santo”. Già noto agli antichi greci (santuari di Delo, Delfi, Epidauro e Pergano) e in ambito Islamico: la Mecca; per i cristiani parliamo di due tipi di pellegrinaggio: devozionale e penitenziale. Nel pellegrinaggio devozionale la meta principale, fin dall’epoca paleocristiana, era Gerusalemme, il luogo della passione e morte di Gesù Cristo. Famoso esempio quello nel IV secolo di sant’Elena, madre di Costantino I. Altra meta ambita era Roma, luogo della morte dei santi Pietro e Paolo.
Il pellegrinaggio penitenziale, di epoca più tarda, VI – VII secolo, aveva un carattere espiatorio: alle due mete già citate si affiancarono una serie di centri secondari o minori, luoghi di martirio o predicazione di grandi asceti e maestri, tombe di grandi santi (san Martino di Tours, san Giacomo di Compostela); mete famose erano anche i santuari dedicati a san Michele, come Mont-Saint-Michel in Normandia la Sacra di San Michele sul Pirchiriano e San Michele al Gargano in Puglia; dopo il 1200 lo furono anche le grandi cattedrali, soprattutto francesi, come Cluny, Canterbury, Reims, Citeaux, Chartres e Le Puy.
Questi pellegrini si muovevano rigorosamente a piedi per il continente percorrendo “vie” ben tracciate e codificate; le tre principali erano: la Romea, la Francigena e quella di Santiago (San Giacomo). Questi percorsi erano caratterizzati dal progressivo sorgere lungo di essi, ad intervalli regolari, prima di comunità conventuali con hospitalis, luoghi di sosta e ospitalità gestiti da qualche ordine religioso, dove si poteva trovare un pasto caldo, un giaciglio asciutto ed una qualche cura per gli ammalati; successivamente anche i “laici” si organizzarono e quindi intorno al X secolo vediamo il sorgere di luoghi per la somministrazione di pasti e bevande con la possibilità di un letto, il tutto a pagamento: la “taberna”.
Tra gli anni 1095-1099 i cristiani si armarono e andarono in “pellegrinaggio” a Gerusalemme… è l’inizio delle Crociate.
Mentre i primi mercanti iniziavano i loro lenti spostamenti per l’Europa con carri e asini carchi di merci, un fatto nuovo diede impulso al commercio: le Repubbliche marinare.
Alla metà del IX secolo Amalfi, Gaeta e Venezia iniziano i loro traffici marittimi, seguite un secolo dopo da Genova e poi nel 1000 c.a. da Pisa, Ancona, Ragusa e per ultima Noli nel 1200 c.a.; ad esse si deve il ripristino delle vie commerciali con l’Asia e l’Africa. Si ha la fondazione di molte città dell’Asia, del Mar Nero, e sulle coste del Mediterraneo, le cosiddette “Fondaci” (es. le genovesi Pera, Chio, Famagosta, Giaffa, Tolemaide, Beirut, Tripoli; anche sulle isole Baleari, Monaco, la Corsica e molti altri centri); consistevano in un quartiere, spesso fortificato, con abitazioni, magazzini, uffici di scambio, tutti abitati e gestiti solo da genovesi, veneziani o altri abitanti della città fondante . Le repubbliche, con i loro contatti, portarono notevoli progressi tecnologici nella navigazione: la diffusione dell’uso dalla bussola, la cartografia nautica e nuovi modelli di imbarcazione sempre più capienti e sicuri; nacque la finanza internazionale e il diritto commerciale, in pratica il Capitalismo e le Società per Azioni (es. la Maona genovese).
Questo accadeva per mare; ma sulla terraferma nascono le “fiere” per lo scambio di mercanzia; già dal IX-X secolo le più importanti in ordine cronologico furono quelle di Fiandra (Metz, Turnhout, Ypres, Lilla, Bruges) e quelle della Champagne (Ligny, Provins, Bar-sur-Aube, Troyes) soppiantate poi da quelle Parigine e di Borgogna(Chàlon-sur-Saône), da Francoforte sul Meno e del Brabante, per finire nel secolo XV con Ginevra e Lione. Sul territorio italiano non sono mai esistite fiere di tale importanza; comunque, le più rinomate che spesso si tenevano in occasione di feste liturgiche furono quelle di Pavia, Parma e Ferrara (per San Martino e la domenica delle Palme), le fiere tridentine (di mezza quaresima a Bolzano; di Pentecoste e di S. Martino a Merano; di S. Genesio in agosto e di S. Tommaso e prima di Natale a Bolzano; di S. Gallo a metà ottobre a Trento); le fiere del basso Po e del basso Adige (di Mantova verso carnevale; di S. Proculo a Bologna maggio e del Reno ad agosto; fiera di Badia a giugno; di S. Michele a Verona; d'Ognissanti a Mantova), famosissima fiera del Santo di Padova e quella di Alessandria in Piemonte; nel centro Italia la fiera forse più famosa e importante, quella di Senigallia (dalla fine di luglio al principio di agosto) che raccoglieva frequentatori non solo da tutta Italia, ma dalla Francia, dall'Inghilterra, dall'Austria, dalla Svizzera e dalla Grecia. E l’homo viator mai più si fermò…”
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