Nel mese di marzo ormai alle porte venne battezzato il Sommo Poeta, Dante Alighieri, nel 1266. Al di là della sua illustre figura, la sua opera più importante, la Divina Commedia, supera in celebrità il suo stesso creatore. Non molti sanno però le vere motivazioni per cui il poeta fiorentino compose il più noto scritto in lingua italiana di tutti i tempi. In una lettera a Cangrande della Scala, egli scrive: “Allontanare coloro che vivono in questo mondo dallo stato di miseria e condurli a uno stato di felicità”. Dante si accorge che la situazione sociale del suo tempo non è così rosea, e vuole allora intervenire, da un punto di vista letterario, per ristabilire la retta via dell’uomo verso la figura di Dio. Come altri autori medievali, Dante è infatti fortemente credente, ma al contrario di altri moralizzatori, non opta per un percorso di redenzione teorico o filosofico, bensì per un viaggio concreto, un percorso spirituale ma allo stesso tempo tangibile che possa rispecchiare le drammaticità del suo tempo, mettendo in scena figure celebri del passato e sue contemporanee alle quali egli affida il compito di simboleggiare ciò che per lui era giusto o sbagliato. Questi personaggi, tuttavia, non rappresentano esclusivamente l’epoca di Dante; in particolare nella cantica dell’Inferno, si riscoprono caratteristiche umane universali ed estremamente attuali. In primis troviamo l’individualismo: ognuno cerca di affermarsi a discapito degli altri, senza alcun riguardo nei confronti del prossimo. In questi tempi di egocentrismo, noncuranza e inettitudine, che assomigliano molto all’epoca di Dante, il Sommo Poeta ha per noi un insegnamento: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Ecco che allora le parole di Dante, uomo vissuto in pieno Medioevo (che dovette combattere egli stesso per la sua patria, Firenze) a distanza di secoli, incarnano valori attualissimi che, nonostante le decadi trascorse, l'uomo, purtroppo, non ha ancora appreso.
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Presunto pugnale di Dante, ritrovato nella piana di Campaldino dove avvenne la celebre battaglia alla quale partecipò il Sommo Poeta, conservato al Museo della Casa di Dante, Firenze.
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