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Licantropia - Lupi mannari nell'Antichità

 Ripercorrendo il percorso di Sabine Baring-Gould, possiamo affermare che già dall'Antichità greco-romana sono presenti attestazioni e testimonianze che parlano dell'esistenza della licantropia, considerata non solo una trasformazione corporea da uomo/donna a belva, ma di un vero e proprio stato di pazzia. Questa sorta di metamorfosi, infatti, non è sempre considerata volontaria né tantomeno rivolta esclusivamente verso una forma lupina; vengono infatti attestati casi di kuantropia (trasformazione in cane) o di boantropia (trasformazione in mucca), oggi considerati disordini psicologici gravi. 

La licantropia non è però sempre considerata una malattia: negli scritti di Erodoto troviamo alcuni passi sui Neuri, popolazione del Nord Europa citati per la prima volta dall'autore, che li riteneva degli stregoni, visto che ognuno di loro, a detta sua e una volta all'anno, cambiava la propria forma in quella di un lupo per vari giorni, per poi tornare allo stato originale. 

Nella Metamorfosi di Ovidio, troviamo invece il celebre caso di Licaone, re di Arcadia che uccise il nipote per servirlo come pietanza a Zeus per scoprire se il dio fosse veramente onnisciente; il dio di fatto lo era e per punire la sfrontatezza e la brutalità del sovrano, lo trasformò in un lupo: possiamo quindi definire Licaone un antecedente o un primo lupo mannaro. 

Come si è visto, la licantropia ha un legame speciale con Arcadia, la regione dell'Antica Grecia nel Peloponneso, spesso definita come un luogo idillico dove i suoi abitanti vivevano una vita di pastorizia a contatto con la natura. Tuttavia, quel contatto con la natura non era sempre dolce e piacevole come si può pensare: le bestie selvagge, soprattutto lupi, provenienti dai fitti boschi inesplorati, andavano a minare la più grande ricchezza di quei popoli: i loro greggi. La pastorizia era l'attività principale e gli attacchi ai capi di bestiame una grande perdita: ricordiamo che la Candelora, o Imbolic, era una festa pagana che inaugurava l'inizio della primavere che, ai tempi antichi, veniva fatta iniziare a febbraio, mese delle nascite degli agnelli: questo ci dimostra quanto erano importanti gli ovini e i caprini per i popoli dell'Antichità, che senza i quali avrebbero avuto un'alimentazione ancor più scarsa di quella che già avevano e prevalentemente vegetariana, mentre avere le pecore significava avere il latte e quindi poter produrre formaggi e affini. 

Si ritiene quindi che questi popoli, ancora molto credenti e superstiziosi, avessero attribuito gli attacchi dei lupi a un'opera divina; quindi, per placarli avrebbero praticato dei sacrifici umani in loro favore. Questi macabri atti avrebbero ispirato la leggenda di Licaone, anche perché si ritiene che i sacrifici venissero sempre fatti uccidendo barbaramente giovani e bambini.

Sappiamo che le storie sui lupi e le leggende che circolano sono troppe e ben diffuse su tutto il territorio europeo per stabilire con certezza un nucleo di partenza dalla Grecia e, in particolare, dalla zona del Peloponneso. Siamo a conoscenza che credenze di questo tipo circolassero anche nel nord, già secoli prima del mito di Licaone; queste ultime si intrecciano con l'affascinante mitologia norrena. 

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